Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/279

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APPENDICE L’Hagiomachia è un poema in esametri, composto dal F. negli ultimi anni della sua vita, sia in Sicilia, sia nell’eremo di Capo Campanella. È diviso in diciotto passiones, ciascuna delle quali si riferisce a un santo del martirologio cristiano, precedute da un’introduzione. È conservato in pochi codd., e non fu mai pubbli- cato né vivente il poeta, né nei secoli successivi : segno ben chiaro della sua scarsa diffusione. Un codice della Biblioteca di Cava dei Tirreni lo ha per intero e in una redazione più esatta. Di codesto codice la prima notizia, fu data dal Giornale delle Biblioteche ita- liane, a. 1867-8; poi ne discorsero Rodolfo Colline [B. Croce], Appunti di cose meridionali, in Rassegna pugliese, 111; il Portioli, op. cit., I, cvu sgg.; G. Zannoni, in Cultura, a. 1S90, p. 278, e chi scrive in Nuove ricerche sulla Pinta cit., p. 10 « dell’estratto. Le singole passiones ha ora cominciato a pubblicare, a larghi in- tervalli, il dott. Antonio Rafanelli, con l’ordine seguente: I fase. L'Agiomachia, edita con note dal dott. A. Rafanelli: I. Passio sancii Andrene apostoli, Salerno, 1898 (per nozze Zac- cagnini-Paoli): cfr. il cenno da me datone in Giorn. stor. cit.. xxxv, 174-175, e da E. Proto, in Rass. crii, cit., iv, 30-31. II fase. Passio sancii Apollinaris po n tificis} Salerno, 1899 (cfr. una mia recensione in Giorn. stor., xxxvi, 248-9). Ili fase. Passio sancii A bandii sociorumque Proculi praesulis et Carpophori, Salerno, 1902. IV fase. Passio sancii Anastasii monachi, Pistoia, 1907. Ma dal ms. della Biblioteca di Cava dei Tirreni, utilizzato dal Rafanelli, debbono essere ancora tratte alla luce altre quattordici passiones, che è assai dubbio che vedano la luce: il loro scarso valore letterario, l’uniformità della trattazione, più pietistica che letteraria, dell’argomento (fonti, per lo più, sono i libri religiosi, seguiti pedissequamente e non sempre abbelliti da reminiscenze classiche), il nessun interesse drammatico, non sono, al certo, coefficienti che possano incoraggiare la prosecuzione della stampa di quel poema, utile, tutt’al più, per lo studio dell’epopea reli- giosa nel Cinquecento.