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CANTO V

Discorso della creazione d’un sol cielo,
e ch’era fatto il giorno innante alla creazione del sole

Cosa fuor d’ogni stima parmi e strana
trovar dottrina ed arte fra ’vezzati
monger armenti e a’ greggi tonder lana.
S’essi a Parigi o altrove fosser stati.
5potean rappresentar con voci vive
passi piú oscuri e sensi piú ’levati?
Ecco vane scienzie come prive
son di saper quel che buon studio insegna,
e manco i libri n’han che zappe e stive!
10Dio le piú volte un rozzo ed umil degna
degli alti suoi consigli e imparte lui
quel ch’impartir gli altèri dotti sdegna.
Io pago e sciolto in pochi detti fui
via piú dal caldo spirto d’un pastore
15che dalle scole ov’impazzimmo nui.
D’altro saper fu Pietro pescatore,
Giovan, Luca, Matteo, l’eletto Vaso
che salse al terzo ciel del corpo luore;
d’altro Plato e Aristotil, persuaso
20e questo e quel da loro studi avere
pel crin natura e la ragion pel naso.
Questo vo’ dir, che sogni e ciance mere
fint’hanno il mondo eterno, e l’ampio cielo,
da Dio fatt’uno, han trito in molte sfere.
25Non sempre è ver di veritade il velo;
sta sotto il bruno e in gli occhi appar il bianco
si occulta il lupo in mansueto pelo.