Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/30

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Ma dirai forse: — Frate, tu te n’esci
65non pur del dritto fuor, ma di memoria,
quantunque volgi carte e inchiostro mesci.
Paolo, com’or hai detto, in Dio si gloria
che di sé fuori al terzo ciel fu ratto,
né dir può quanta sia di quel la gloria. —
70Rispondo, ch’io non sono mentecatto:
so il terzo ciel di Paolo e i ciel de’ cieli
di quel gran pecorar, che re fu fatto.
Dimmi tu ancor s’egli è chi ti riveli
meglio che a me delle Scritture il senso,
75e in quelle hai volto i negri in bianchi peli !
Tu sai eli’una sol terra è questo denso,
ch’ognor ealcámo, e centro al mondo fassi,
anzi vii punto al par del cerchio immenso.
Or come delle Biblie in molti passi
80«contorno di piú terre» ella vien detta,
e pur una sol trovi ovunque passi?
Man di scrittor giammai non interdetta
per numer fu del piú, per quel del meno,
per dir senso o parola piú perfetta
85Un Dio credean gli ebrei; son nondimeno
piú dèi da lor nomati in lor figure,
ma nell’istoria tiensi a man il freno.
Non son piú lune no, perché tal cure
amar la prima e in odio aver la quinta:
90anzi una sempre fu, non piú nature.
Fingesi ad ornamento: ma non finta
esca parola ove si cerca il vero,
per cui la fede al tutto fóra estinta.
Però l’accorto Mòse dal sincero
95suo stil né dall’istorico travia,
«piando del mondo scrive il magistero.
Se un Dio sol è, ragion è ben che sia
sol un ciel anco, a lui suo trono e stanza,
tutto che tutto in tutti i luoghi stia.