Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/36

Da Wikisource.

Esce col capo pria, poi con le braccia,
col busto, con le gambe, e in piedi sorto,
cammina nudo e semplice sdiaccia.
70Alza la fronte e, in quella gloria assorto,
mira di Dio la maestá soprana,
e nel mirar si piglia gran conforto.
L’opra celeste, o vogliam dir mondana,
volge di nuovo, e chiusa si compone,
75e l’alta gierarchia da noi lontana.
L’uom solo, umano e obbietto di ragione,
allo sparir del trono e sante forme
bacia la terra e sopra lei si pone.
Chiúdevi gli occhi e in grembo ai fior sen dorme;
80ed ecco un bel garzone se gli accosta,
pur un di quei dall’ale al ciel conforme.
Egli, ch’era di su mandato a posta,
apregli il fianco, e fuor ne vien la donna
ove la piaga fu tra costa e costa.
85L’angel si cela, e l’uomo si dissonna;
trovasi manco un membro e non gli duole,
fattone un corpo bello senza gonna.
Stende la mano, come far si suole
fra cari amanti, all’omero di lei,
90e queste fúr le prime sue parole:
— Or palpo un osso, ch’è degli ossi miei
e carne di mia carne. — E, detto questo,
baciolla in fronte quattro volte e sei.
L’angel divino appar di nuovo, e presto
95accenna loro e chiama, e presso ’i guida,
tacendo con la lingua e non col gesto.
Scopresi un orto in quello, ove s’annida
piacer, canto, allegrezza, pace, gioia,
grazia, virtú con l’innocenza fida.
100Sonovi cose amate senza noia
di tempo, di malizia e sorte fiera;
né vi è tra gli animai chi ammorbi o moia.