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CANTO VII

Prevaricazione dei primi parenti.
Discorso degli errori per donne usciti.

L’originai giustizia, giá con l’uomo
postasi d’innocenza nel giardino,
rispingea dal dolce e amaro pomo.
Ma non si tosto al del l’angei divino
5vidi volar dal paradiso basso,
che l’arbor diede pronto in mal destino;
ecco alla man sinistra s’apre un sasso
e fuor di rotte pietre ed antri fessi
lanciasi un mostro e va piú che di passo,
10Ha viso, petto e modi ben espressi
d’accorta donna, ma non ha né braccia,
con l’ór in testa di crin lunghi e spessi.
Con quelli, a tergo sparsi, copre e abbraccia
il dosso e ’l ventre d’una grande biscia.
15e in capo della coda è un’altra faccia:
faccia sleale, che qual serpe fiscia,
né come l’altra parla umano e ride;
squamosa questa, molle quella e liscia.
Vien frettolosa e orribilmente stride
20all’apparir suo primo; e, con le piante
ovunque calca, erbette e fiori uccide.
Ma, quando giunge al paradiso innante,
mostra le belle e copresi le immonde
sue membra coi capelli in quell’istante.
25Veggo fra tanto che il pel sozzo asconde,
per l’orto in sollazzando, la bell’Èva,
e nuda al vento dá le chiome bionde.