Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/49

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Ed io d’ogni quantunque sorte ria,
d’ogni vita dogliosa ed infelice
non trovo amara piú di questa mia.
70Ecco di quanti rai, se dirlo lice,
nel fondo di quest’ombre ora mi trovo,
figliuola vostra e d’ogni ben nutrice.
Io, quella che da voi la ruota muovo
all’asse intorno perché il mondo abbello,
75ecco per l’uomo solo io porto il giovo.
E pur m’è figlio, da te fatto bello
sol piú degli altri corpi, e sol eterno,
e che il miser si trovi a voi rubello.
Deh, Dio, con qual dolor, con quanto scherno,
80d’ogni viltade il piú vii nato il veggio,
bersaglio di dolor, preda d’inferno!
Padre, se la pietá ver’ lui tien seggio
nell’infinito amor che il cor vi molce,
prego non siate scarso a quel vi chieggio.
85Se, dico, il dolce amore ancor fa dolce
l’amaro sdegno in voi contro mio figlio,
anzi pur vostro, e a ben sperar mi folce;
s’ebbi mai luogo nel divin consiglio,
e di mia prima etá giammai vi calse,
90ed or vi cal di trarmi fuor d’esiglio;
se zelo mai contr’ira in voi prevalse,
dico quel santo zel che il cuor v’ingombra;
se le promesse vostre non son false;
quel vostro sol ch’ogni altra luce adombra,
95quel vostro Figlio, in cui ben vi compiace,
venga a trar noi di quest’orribil ombra!
Speranza, Fede, Caritade e Pace
so che vi stanno al divin seggio intorno
e pregan per l’uom vostro, ch’orbo giace:
100anzi pur morto; anzi vivo soggiorno
fa in grembo a morte, e servo del peccato,
e i demoni ne fanno giuoco e scorno.