Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/50

Da Wikisource.

Vedete come l’hanno cattivato
e tratto a voglia lor fuor di quel bene,
105quel bene, per lo qual fu pur creato!
Come vostra bontá dunque sostiene
che il peccato, il diavolo, la morte
e l’ira vostra il traggano in catene?
Quanto di lor piú invitto siete e forte,
no piú in lor vendetta oprate, e piú clemenza
nell’uomo, fatto agli angeli consorte!
Se del primo certame alla violenza,
send’esso nuova prole ed anco imbelle,
non seppe o far non volle resistenza,
115questa vittoria, fin da che le stelle
non eran anco, al vostro amor si serba,
che in carne vinca e questo error cancelle.
Or che potea mio figlio a si superba,
a si feroce bestia e d’arte piena,
120porgendo il frutto della pianta acerba?
Avea l’arbitrio si, ma nato appena;
però d’un tal valor non stette a fronte,
ma senza polso cadde e senza lena.
Scusa non ha però, sendo a lui cónte
125le vostre di precetto alte parole,
che al pomo non avesse le man pronte.
E pur quel vostro di giustizia Sole
non s’uniria, siccome avete in mente,
nel tempo della grazia alla mia prole,
130se invan uscia la frode del serpente,
se d’Èva era la fronte manco trita,
se stato fosse a fren d’Adamo il dente.
Or venga venga il certo autor di vita,
che come al mondo vosco fece l’uomo,
135cosi vosco lo salvi, e allor spedita
l’alto effetto vedrò di questo pomo! —