Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/79

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L’incredul popol tuo qui si condanna,
ché agli animai sei noto ed agl’infanti:
105al popol no, cui giá piovesti manna.
Quando ripenso a tanti lumi e tanti,
che con tue man distinti ad un sol cielo
formasti e sopra loro i seggi santi,
io grido con stupore: Oh divin zelo
110ver’l’uomo nostro, e grazia senza paro!
e ch’è se non qual fior su molle stelo?
E ch’è quest’uom nasciuto in stato amaro,
vaso di vermi, oggetto di dolore?
Pur non lo scordi e l’hai non poco caro!
115Signor, tu Carni si. che, a te minore
non molto, alfin terrai lo al destro lato,
coronato di gloria e d’alto onore.
Ei sopra Copre tue fia sollevato,
cui sotto giaceran la terra, il mare,
120gli animai tutti e quanto hai tu creato.
Di che giammai non cesso di chiamare:
o Padre, o Re dell’universo mondo,
quant’è il tuo nome in tutto singolare!
Quant’è il tuo nome a’ giusti e pii giocondo,
125a’pravi duro, amaro e d’orror pieno,
che in ciel risuona, in terra e nel profondo! —
Cosi di Spirto santo il colmo seno,
fra tanti eletti e nobili uditori,
tenendo gli occhi sempre al bel sereno,
1.50 mandò cantando il suo concetto Fuori.