Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. III, 1914 – BEIC 1822407.djvu/78

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L’altro, che nacque d’Anna molto ardita,
olio nel corno porta; l’altro in braccio
porte di ferro, ed ha virtú infinita.
70Ecco il gran re che, all’amoroso laccio
di Bersabea giá còlto, fe’ il gran fallo;
ha l’arco in mano e la sua lira al braccio.
Iva sonando; e intorno fanno un ballo
nudi fanciulli in culle e fasce spenti,
75qual vetro trasparendo, anzi cristallo.
Vien Gedeon col vello; e a passi lenti
l’asina punge Balaamo, e drieio
regi e profeti ed infinite genti.
Duo precedean queU’onorato ceto:
80l’uno ha la serra, l’altro le catene;
l’un grave in vista, l’altro poco lieto:
Esdra il suo libro nelle dita tiene,
ed il suo par s’inghiotta Ezechielle;
poi Baldassar con l’astrolabio viene.
85Mostra impiagata aver Iobbe la pelle,
il qual è re, non piú de’ regni sui,
ma di quant’alme in tolerar fúr belle.
Veggo con un canestro in man colui,
che, pei capei portato in aria, tolse
90per Daniel il cibo, e gli altri dui.
Tutti alla fine intorno a sé raccolse
David con dolce suono delle corde,
s’un ceppo assiso, e ognun poi dove vòlse.
Drizzali le orecchie a lui, di udire ingorde,
95il qual con modi acconci e affetto interno
cosi mandò la voce al suon concorde:
— Signor di noi, Signor, che reggi eterno,
quanto rimbomba il tuo mirabil nome
nel ciel, giú per la terra e nell’inferno!
100Ecco, fin a’ fanciulli e infanti come
san dir tue lodi e, nel cantarti «osanna»,
d’olive e palme s’ornano le chiome!