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CANTO XX

Figura della verga d’Aron e della pietra di Samuel.
Il salmo xxxxuil recitato per David.
— Quel d’Israèl conforto, mastro e guida,
che in quell’ardente rubo e non consunto
parlò con Mòse, in cui sua legge annida.
e che d’Egitto il popol trasse al punto
per darlo a lui, poi far quell’ardue imprese,
che ormai figura il gran mister raggiunto.
verrá tosto, verrá, le antiche offese
obliando, a sprigionarci dall’Egitto
di questo inferno e trarne al suo paese! —
Questi bei detti il mio d’amor trafitto
caro Palermo in voce bassa diede
a quei che via piú in mente l’han che in scritto.
Tosto che Mòse ond’era surto siede
col suo canuto aspetto altèro e grave.
Aron il frate leva il corpo in piede.
Il bacol suo ver’noi tien alto, c’have
egli di foglie e frutti carco in mano,
e in queste rime a noi cantò soave:
— Se un’asticciuola secca fuor d’umano
e naturai commercio inverde e infiora
e in poco tempo fuor n’appare il grano,
altro chi può pensarlo e dirlo fuora,
che sotto un cosi raro e nobil mostro
alto soggetto e gran mister dimora?
Però, popol di Dio, che in questo chiostro
ascolti dello spirto il don futuro
sotto il velo e tenor del canto nostro,
e che intendi giammai che cosa è muro
col suo antemural di sensi pregno,
e ciò che per figura a’ duri è duro.