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IV - LA PALERMITANA
La fin di Legge e Testamento vecchio
attesa viene e oMai scuote le porte
col suo delle virtù bell’apparecchio.
Sarà chi Lui già puro infante porte,
com’io vi fui portato, dentro Egitto;
sarà chi il venda, e pur ebb’io tal sorte! —
Cosi quel fior di pudicizia, scritto
in carte e pinto in muro, a pochi in core,
spose la parte sua. Cui dopo, ritto
subito alzossi Mòse, e grand’onore
da tutti al grave suo drizzarsi acquista,
e più nel dar questo bel suono fuore:
— Ed io — disse — di giunco in una cista
nuotai, téner bambino, e lungo il fiume
Maria col piè seguimmi e con la vista.
Trattone poi per divin cenno e lume,
mi tolser entro Egitto, dove, adulto,
non men figura fui del santo Nume.
Poi vidi nel deserto quel virgulto,
che per incendio non si cosse unquanco:
forma d’un parto fuor d’umano culto.
Il popol d’Israello aperse il fianco,
ciascun al suo d’un anno e puro agnello:
forma di Quel ch’io chiamo roco e stanco.
Fur tratte poi dell’aspro lor flagello
da me le elette ed infinite squadre:
forma di Chi del centro e mondo fello
vien sciôr nostr’alme e seco addurlo al Padre!