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Pagina:Folengo - Opere italiane, vol. 1, 1911 - BEIC 1820955.djvu/184

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178 caos del triperuno

di vivere, essendo egli giá fora del sentiero diritto, compose lo poema di Merlino con tutte l’altre favole e sogni amorosi, li quali ne la «selva» seconda si leggono.

Or dunque Cristo si gli scopre in quel centro d’ignoranzia de la «selva» terza apparendo, e d’indi smosso, lo driccia sul cammino al terrestre paradiso duttore. Ché per divina inspirazione conoscendosi egli perder il tempo supersticiosamente in quella seconda «selva», ritornasi a la sincera vita da l’evangelio primamente a lui demonstrata; e fatto del suo core un dono a Cristo Iesú, da lui ne riceve tutto ’l mondo in ricompenso e guiderdone di esso; e giunto nel paradiso terrestre, gli vien ivi comandato che non mangi de l’arbore de la scienza del bene e male, ma solamente si pasca e nudrisca del legno vitale, per darci sopra ciò un bell’avviso: che, quantunque ogni constituzione o sia tradizione de alcun santo padre bona e fundata su l’evangelio sia, nulla di manco assai piú secura e utile cosa è non partirsi dal mero evangelio; perché, sí come ogni norma e regula de santi ha in sé figura de l’arbore del saper il bene e il male, cosí de l’arbore di vita contiene in sé lo leggier peso del Servatore nostro. Laonde esso mio zio Teofilo commetteria la terza sciocchezza quando mai lasciasse piú lo vecchio sentiero per tornar al novo. E questo è il senso mio circa la dechiarazione di questo Caos.