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Pagina:Folengo - Opere italiane, vol. 1, 1911 - BEIC 1820955.djvu/263

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selva seconda 257


traiecit gladio? sic divi nonne sbisaos
castigare solent? sic nonne superbia nostra
cogitur interdum vilem portare cavezzam?
Quid, rogo, quid?...

TRIPERUNO

V olea seguir ancora il vecchio grasso,
N é molto mi spiacea di starlo udire:
I l dol, nulladimanco, il troppo indugio
C h’era di ricercar la vaga ninfa,
A ndarmi allor da lui luntan mi astrinse.

Q ueto mi stoglio, senza dirli «vale»,
V olgendomi d’un rio lungo a la ripa,
E pur egli mi segue passo passo.

F iumi di latte, laghi di falerno, [Incidit in Scyllam cupiens vitare Charybdim.]
V alli di macaroni e lasagnette,
E cco mi veggio intorno, e poggi ed alte
R upi di cacio duro e sodo lardo,
A cque stillate de capponi grassi,
T orte, tortelli, gnocchi e tagliatelle.

— B eata vita — dissi allor mirando —
È questa, che di tante trippe abbonda!
N on mai quinci partire mi delibro. — [«Ebrietas homines impetuosos facit». Arist.]
E con questo pensier, mentre ad un fonte
D i moscatella malvasia m’abbasso,
I o tolsene, bevendo, in quella copia
C h’un bove sitibondo d’acqua sorbe.
— T rinch trinch! — con altro vaneggiar tedesco
I ncomenciai balordo a proferire.

R otavasi giá 'l mondo a gli occhi miei,
E sottosopra il mar, la terra, il cielo

T. Folengo, Opere italiane. 17