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266 caos del triperuno


DIALOGO PRIMO

LIMERNO E MERLINO


Limerno. Che fai, Merlino?

Merlino. Empiomi lo magazzeno.

Limerno. Avvantaggiato mercadante sei tu! mangi tu forse?

Merlino. Non hai tu gli occhi da vederlo?

Limerno. Ben veggio con gli occhi, ma non comprendo.

Merlino. Per qual cagione mi domandi tu adonca s’io mangio, non lo potendo chiaramente vedere?

Limerno. Io so che i fabbri trattano solamente cose da fabbri: [«Tractant fabrilia fabri» Horat.] laonde parrebbemi cosa disusata e nova veder Merlino far altro che mangiare.

Merlino. Io so ben far altro ancora.

Limerno. Credolti troppo; ma che ne facci testé la prova, non molto mi cale.

Merlino. Perché cosí?

Limerno. Vi faressi sentire d’altro che zibetto e acqua nanfa!

Merlino. È cosa naturale.

Limerno. Via piú asinale.

Merlino. Da quanto tempo in qua sei tu cosí delicato e schivoso devenuto? non ti fai, se mi rammento bene, chiamar Limerno?

Limerno. Limerno son per certo.

Merlino. Limerno Pitocco?

Limerno. Io son pur desso.

Merlino. Dimmi adonca, Limerno Pitocco, per qual cagione tu ti mostri ora tanto schivo e ritroso d’udir nominare quella cosa con cui lordamente hai sconcacato quel tuo Orlandino?

Limerno. Da te solo ne tolsi lo esempio, Merlino.