Pagina:Folengo - Opere italiane, vol. 1, 1911 - BEIC 1820955.djvu/367

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selva terza 361


Vago di lei saper, non che la causa
perché sí or questa or quella cosa tocchi,
vadole contra; e poi, di farle nausa
temendo, mi ritraggo e basso gli occhi.
Ella che accorto m’ebbe fece pausa
con le man giunte al ciel e li ginocchi
piegati in terra, e tal parole sciolse,
che poi finite, a me lieta si volse:

NATURA


Quell’inclito animale d’alto pregio,
ch’ogni altro avanza e tiensil basso e domo,
ecco, celeste Padre Santo, il nomo,
se da voi porre i nomi ho privilegio!
Ma giá trovai nel nostro sortilegio,
che nominar il debba «fragil uomo»,
per quel sí dolce e pestilente pomo
cui si nascose il primo sacrilegio.
Ben vedo che per me, «Natura» detta, [Natura hominis corrupta proclivis et mutabilis est.]
l’eterno oprar che destemi si perde,
e nasce ognor che mi persegua il tempo.
Onde, per ch’ora sia sempre sul verde,
altre stagion verranno assai per tempo,
che al fine mi trasportan qual saetta.