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90 orlandino


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Milon, odendo ciò, guarda in traverso
Ginamo se talor lo ’ncontra in via.
Egli che di quei traiti è ’l piú perverso,
guardasi ben la pelle, e tuttavia
va praticando, e con modo diverso
drieto a Milone tien sempre la spia,
sí per intender chiaro il suo consiglio,
sí per saper cavarsi di periglio.
21
Ecco la gara in piede, ecco ’l travaglio
levato giá per colpa di libidine;
ma Carlo vòl frenar de’ brandi il taglio,
ché sempre alloggia Marte con Cupidine:
taccò a la coda subito un sonaglio
di maganzesi a molta sua formidine,
perché destina che, ambi duo giostrando,
chi vince abbia la donna al suo comando.
22
Or qui Ginamo perde ogni speranza,
sapendo ben che ’l pregio fia d’Amone:
va innanzi a Carlo, ed ha seco Maganza,
Pontieri e tutta l’atra nazione:
pensa smarrir, bravando, il re di Franza,
e dicegli su ’l volto che cagione
non ha di far a lui cotanto torto
per un Amon stroppiato e mezzo morto.
23
Milon ch’ode il rumore stando in piazza,
ratto su per le scale vien sbalzando,
e fra la folta turba anti si cazza
con tre famigli, e cinto ha sotto il brando;
sente che ’l traditor forte minazza,
se non avrá Beatrice al suo comando.
— Non l’avrai tu giá, se pria non giostri
— disse Milon — e quel che sei non mostri. —