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102 ii - ultime lettere di iacopo ortis


la lodo; tanto piú ch’ella non si pasce, come le altre, di quell’ambrosia di freddure chiamate «bei motti» e «tratti di spirito», ch’io abborro come indizi d’un animo incapace di sentimento. Ora sappi che ier sera, accostando la sua sedia alla mia, mi parlò d’alcuni miei versi, e, innoltrandoci di mano in mano a ragionare di poesia, non so come, nominai certo libro, di cui ella mi richiese. Promisi di recarglielo io stesso questa mattina. Addio: s’avvicina giá l’ora.

Ore 2.

Il paggio m’additò un gabinetto, ove, innoltratomi appena, mi si fe’ incontro una donna di forse trentacinque anni leggiadramente vestita, e ch’io non avrei preso mai per la cameriera, se non mi s’avesse appalesata ella stessa, dicendomi: — La padrona è a letto ancora: a momenti uscirá. — Un campanello la fe’ correre nella stanza contigua, ov’era probabilmente il talamo della dea; ed io rimasi a scaldarmi al focolare, considerando ora una Danae dipinta sul soffitto, ora le stampe di cui le pareti erano tutte coperte, ed ora alcuni romanzi francesi che stavano aperti qua e lá. In questo le porte si schiusero, ed io sentiva l’aere d’improvviso odorato di mille quintessenze, e vedeva madama tutta molle e rugiadosa entrar presta presta e quasi intirizzita di freddo, e abbandonarsi sopra una sedia d’appoggio, che la cameriera le preparò presso al fuoco. Mi salutava con certe occhiate..., e mi chiedea, sorridendo, s’io m’era dimenticato della promessa. Io frattanto le porgeva il libro, osservando con meraviglia ch’ella non era vestita che di una lunga e rada camicia, la quale, non essendo allacciata, scendeva liberamente, lasciando ignude le spalle e il petto, ch’era per altro voluttuosamente difeso da una candida pelle, in cui stavasi involta. I suoi capelli, benché imprigionati da un pettine, accusavano il sonno recente, perché alcune ciocche posavano i loro ricci or sul collo, or fin dentro il seno, quasiché quelle piccole liste dorate dovessero servire all’occhio inesperto di guida, ed altre, calando giú dalla fronte, le ingombravano le pupille. Ella frattanto alzava le dita