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lettera xxi | 107 |
fra l’ombre dell’avvenire? Oh! Lorenzo: tu nuovamente mi esorti a fuggire Teresa; e non è lo stesso che dirmi: — Abbandona ciò che ti rende cara la vita; trema del male, e... t’abbatti nel peggio? — Ma poniamo ch’io, paventando provvidamente il pericolo, dovessi chiudere l’anima mia a ogni barlume di felicitá, tutta la mia vita non somiglierebbe forse le austere e nebbiose giornate di questa nemica stagione, le quali ci fanno desiderare di poter non esistere fintanto ch’esse infestano la natura? Or, di’ ’l vero, Lorenzo: quanto sarebbe meglio che parte almen del mattino fosse confortata dal raggio del sole, a costo anche che la notte rapisse il dì innanzi sera?
Onde, se gli uomini fossero correggibili, io direi loro: — A che correre dietro l’opulenza, la dottrina, la gloria? Ve’ come son piccole da vicino: frattanto elle vi fuggono o vi fuggiranno dopo che si avranno lasciate raggiungere. — Infelice quel viandante, che, arso di sete nel bollor del meriggio, sdegna di rinfrescarsi con due grappoli pendenti da un’ombrifera vite, sudando frattanto e languendo per trovare una fonte di acque, che la sua fantasia gli dipinge chiare e freschissime, ma che pur non sa dov’esistano! «Non è dunque meglio goder del presente, pascersi, bere e compiacersi del frutto dalle proprie fatiche»1, senza affannarsi per lo superfluo? Intanto io
sento l’aura mia antica, e i dolci colli
veggo apparir!2.
LETTERA XXI
10 gennaro.
Odoardo spera distrigato il suo affare fra un mese: così egli mi scrive. Tornerá dunque, al piú tardi, al rinnovarsi della primavera. Di pari tenore è la lettera giunta sotto la stessa data a Teresa. Allora sì, verso i primi d’aprile, crederò ragionevole d’andarmene...; allora.