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134 ii - ultime lettere di iacopo ortis


posso d’altronde essere tanto inimico di me per tormentarmi (lo sa il cielo!) senza niuna speranza?

Purtroppo! sempre in guerra con me medesimo! in guerra! Ahi! che gli uomini bramerebbero d’essere immortali..., ma si pentirebbero poi della stessa immortalitá. Almeno, mio caro amico, nelle terribili burrasche della vita si può, quando i rimedi e le speranze ti lasciano, ricorrere al naufragio.

LETTERA XL

17 maggio.

Egli viene, Lorenzo..., egli viene.

Scrive dalla Toscana, dove si fermerá venti giorni, e la lettera è in data degli 8 maggio: fra due settimane al pivú..., dunque!

Teresa..., io non lo so, sará allegra forse. Per altro, mostrandomi la lettera, pareva che si congratulasse piú meco per il ritorno del mio amico che per la vicinanza del di lei sposo. Che il cielo ne la ricompensi! Non ostante, ella aggiungeva rimorsi a rimorsi.

E certamente gli avrá scritto di me, perch’egli mi manda mille ringraziamenti. Oh!... se tu li leggessi, arrossiresti per il tuo povero amico.

LETTERA XLI

19 maggio, all’alba.

Oh, illusione! Perché, quando quest’anima è un paradiso, e Teresa è al mio fianco, e mi sento sospirar su la bocca, e...; perché la morte, invocata, non ode? Almen que’ beati momenti non fossero mai venuti, o non fossero fuggiti mai! Questa notte cercava brancicando quella mano che me l’ha strappata dal seno: mi parea d’intendere un suo lontano sospiro;... ma le coltri molli di pianto, i miei capelli sudati, il petto ansante, la fitta e muta