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164 | ii - vera storia di due amanti infelici |
Addio: questa è certo l’ultima volta ch’io ti scrivo; né piú debbo ricever tue lettere. Troppo affliggesti il cuore della povera Teresa!...
Sento che il mio caro sposo mi chiama: egli sará ritornato... Addio per sempre!
LETTERA L
Rovigo, 5 giugno.
Lorenzo!...
Che piú d’un giorno è la vita mortale,
nubilo, breve e freddo e pien di noia,
che può bella parer..., ma nulla vale?1.
Sovente, sdraiato sull’erba, io rimembro le passate dolcezze. L’anima tutta si restringe e concentra nel profondo pensiero. Anelo di trasportarmi coll’infiammata fantasia in quei soavi momenti..., appunto vicino al suo fianco, raccogliendo i respiri di quella bocca. Oh, Lorenzo!... e poi?...
Io nulla stringo, e tutto il mondo abbraccio!
Infelice!... tutto il passato è un’ombra, un sogno. Il piacere fu un lampo! non mi resta che una memoria, trista, spaventevole, angosciosa! Soffro molto, o amico. Che mi valse l’abbracciarla, stringermela al cuore, baciarla? Un orribile vuoto è tornato qui, qui dentro, e solo vi mormora e vi rugge un crudele rimorso, che mi persegue e mi strazia. Tanto mi costa un breve momento di felicitá? Ma Teresa sdegnosa!... Questa immagine mi fa gelare il sangue; è un inferno per me! Ed io poi non altro osai che coprirla de’ miei baci! ed essa... Ah, Lorenzo! come la mia vita m’è dura, penosa, insoffribile...
La morte è fin d’una prigione oscura
agli animi gentili: agli altri è noia,
c’hanno posto nel fango ogni lor cura2.