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ultime lettere di jacopo ortis 275


Sono piú giorni che tu mi vuoi cacciar per la testa il grillo di arrossire; ma, con tua pace, io non so, né posso né devo arrossire di cosa alcuna rispetto a Teresa, né pentirmi né dolermi. Sta’ bene.

Padova...

Di questa lettera si sono smarrite due carte, dove Iacopo narrava certo dispiacere, a cui per la sua natura veemente e pe’ suoi modi assai schietti andò incontro. L’editore, propostosi di pubblicare religiosamente l’autografo, crede acconcio d’inserire ciò che di tutta la lettera gli rimane; tanto piú che da questo si potrá forse desumere quello che manca.

Manca la prima carta.

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. . . . riconoscente de’ benefici, sono riconoscentissimo anche delle ingiurie; e nondimeno tu sai quante volte io le ho perdonate: ho beneficato chi mi ha offeso, e talora ho compianto chi mi ha tradito. Ma le piaghe fatte al mio onore..., Lorenzo! doveano essere vendicate. Io non so che ti abbiano scritto, né mi curo di saperlo. Ma quando mi s’affacciò quello sciagurato, quantunque da tre anni quasi io non lo rivedeva, m’intesi ardere tutte le membra; eppur mi contenni. Ma doveva egli con nuovi sarcasmi inasprire l’antico mio sdegno? Io ruggiva quel giorno come un leone, e mi pareva che l’avrei sbranato, anche se l’avessi trovato nel santuario.

Due giorni dopo, il codardo scansò le vie dell’onore, ch’io gli aveva esibite; e tutti gridavano la crociata contro di me, come s’io avessi dovuto trangugiarmi pacificamente una ingiuria da colui, che ne’ tempi addietro mi aveva mangiata la metá del cuore. Questa galante gentaglia affetta generositá, perché non ha coraggio di vendicarsi palesemente: ma chi vedesse i notturni pugnali, e le calunnie, e le brighe!... E dall’altra parte io non l’ho soperchiato. Gli dissi: — Voi avete braccia e