Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. I, 1912 – BEIC 1822978.djvu/284

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278 iv - seconda edizione delle


con tanta enfasi: ma dappertutto ho trovato volgo di nobili, volgo di letterati, volgo di belle; e tutti sciocchi, bassi, maligni; tutti. Mi sono intanto sfuggiti que’ pochi, che, vivendo negletti fra il popolo e meditando nella solitudine, serbano rilevati i caratteri della loro indole non ancora strofinata. Intanto io correva di qua, di lá, di su, di giú, come le anime de’ scioperati cacciate da Dante alle porte dell’inferno, non reputandole degne di stare fra’ perfetti dannati. In tutto un anno sai tu che raccolsi? Ciance, vitupèri e noia mortale. E qui, dond’io guardava il passato tremando e mi rassicurava credendomi in porto, il demonio mi strascina a sí fatti malanni. Onde tu vedi ch’io debbo drizzar gli occhi miei al raggio di salute che il caso propizio mi ha presentato. Ma ti scongiuro, risparmia il solito sermone: — Iacopo, Iacopo! questa tua indocilitá ti fa divenire misantropo. — E’ ti pare che, se odiassi gli uomini, mi dorrei, come fo, de’ lor vizi? Tuttavia, poiché non so riderne e temo di rovinare, io stimo migliore partito la ritirata. E chi mi affida dall’odio di questa razza d’uomini tanto da me diversa? Né giova disputare onde scoprire per chi stia la ragione: non lo so, né la pretendo tutta per me. Quello che importa si è (e tu in ciò sei d’accordo) che questa indole mia schietta, salda, leale, o piuttosto ineducata, caparbia, imprudente, e la religiosa etichetta, che veste d’una stessa divisa tutti gli esterni costumi di costoro, non si confanno; e davvero io non mi sento in umore di cangiar abito. Per me dunque è disperata perfino la tregua, anz’io sono in aperta guerra, e la sconfitta è imminente, poiché non so neppure combattere con la maschera della dissimulazione, «virtú» d’assai credito e di maggiore profitto. Ve’ la gran presunzione! Io mi reputo meno brutto degli altri, e sdegno perciò di contraffarmi; anzi, buono o reo ch’io mi sia, ho la generositá o, di’ pure, la sfrontatezza di presentarmi nudo, e quasi quasi come la madre natura mi ha fatto. Che se talvolta io dico a me stesso: — Pensi tu che la veritá in bocca tua sia men temeraria? — io da ciò ne desumo che sarei matto, se, avendo trovato nella mia solitudine la tranquillitá de’ beati, i quali s’imparadisano nella contemplazione del sommo bene, io, «per...