Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/114

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108 notizia bibliografica


il cuore umano e le nature de’ tempi; specialmente ove alcuni libri siano letti per varie ragioni da tutti i ceti d’una nazione popolatissima, se uomini d’altri paesi si obbligano a pesarne ogni vocabolo e li traducono, se finalmente que’ libri producono effetti contrari ne’ loro lettori e inducono a giudizi diversi. Trattandosi qui d’un libro sì fatto, è prezzo dell’opera il ricercare analiticamente sì fatte cause: però è nostro scopo di raccôrre de’ soli fatti per chi poi, aggiungendovi molti altri consimili, volesse desumerne delle veritá generali. Ora, per dire quello che noi sappiamo delle traduzioni delle Ultime lettere, pare che tutte smentiscano la fama dell’originale. Una in tedesco fu pubblicata a Iena dal professore Luden, e non ebbe favorevoli i giornalisti, che lo accusarono di avere lavorato sopra un testo poco meritevole di versione. Il professore Luden non vide la prima edizione, e nella prefazione si duole di non avere potuto ottenere la milanese in ottavo. Tradusse letteralmente, e le frasi tutte secondo l’ordine loro; metodo che, se alle volte arricchisce la lingua in cui si traduce, rende spesso strani e raffredda i pensieri del testo. Pari è il difetto della versione inglese: sì che molti, nel leggerla, con ragione deplorano il tempo perduto e dal traduttore e da’ suoi lettori. Dove si narrano de’ fatti, un romanzo alletta anche nelle altre lingue; ma, se invece si esprimono affetti, allora l’incanto sta nello stile ed è raro che possa serbarsi nella traduzione, e rarissimo è che taluno, anche potendo, voglia spendervi le cure ed il tempo indispensabile a questa fatica, la men lodata forse, ma certo la piú ardua in letteratura. E le Ultime lettere hanno uno stile tutto loro proprio; e tale da essere censurato da chiunque volesse guardarlo a parte a parte, ma da sedurre i lettori. Le cose che contengono sono per lo piú comuni; il modo è sempre nuovo. Lo scrittore accenna, piú che non esprime a parole; trapassa, senza frapporre mai mezze tinte, da un oggetto all’altro; par che sprezzi sempre la rotonditá dei periodi, c talor l’armonia; non cerca vocaboli o frasi eleganti, e pare che il concetto gli suggerisca le voci piú proprie; né si cura che siano fuor d’uso, anzi la dicitura ha non so che ruggine proveniente dalla lettura de’ piú antichi scrittori italiani; ma, ad onta di certo zelo di puritá di lingua, che in generale trovasi in quelle Lettere, vi s’incontra alle volte delle licenze tutte nuove e non imitabili: insomma è stile d’uomo che scrive a sé unicamente e per sé; che non pensa a chi leggerá; che appena tocca fatti e concetti a cui necessiterebbe spiegazione piú chiara; altri li ripete