Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/129

Da Wikisource.

delle ultime lettere di iacopo ortis 123


tal altra piú facondo. Ma nel primo caso egli era in istato di calma e discorre d’una civetta1; s’avvede, confessa e ne ride, d’aver voluto sfoggiare lo bello stile, e pare che gli fosse inspirato dal contegno artificiosamente grazioso di quella dama. Nel secondo caso, ov’ei discute le sue opinioni intorno al suicidio2, la facondia è piú dialettica che rettorica; e, perché non intende, com’ei pur dichiara, di convincere gli altri, ma d’illuminare se solo, adduce le altrui ragioni, ma le combatte senza insistere negli argomenti, e abbandona subito la questione; e in quella stessa lettera si smarrisce disperatissimo, cercando in mille oggetti, e nella storia del mondo, e nella sua patria, e nel suo tetto domestico, alcune ragioni di vivere; e invece da per tutto la sua mente funestata da piú tempo raguna sempre ragioni pel suicidio. Circa alla tessitura, era ardita impresa il far venire nella prima scena un accanito repubblicano, e che nondimeno abborre i filosofici sistemi di libertá; che non crede nella probitá naturale degli uomini, e non fida nella giustizia indipendente dalla forza; che insieme disprezza i tiranni, e nondimeno è costretto a temerli; cacciato dalla sua patria, sdegna di cercare asilo fuori della terra dove stanno seppelliti i suoi padri; disperato insomma d’ogni consolazione, suicida per indole d’anima e per sistema di mente; e dalla prima scena condurlo, per una lunga serie di affetti, di desidèri complicati e di ragionamenti, a una tarda catastrofe, e per via di pochi accidenti. L’autore rasserena invisibilmente il suo protagonista prima con illusioni di pace e d’ospitalitá e d’amicizia e di piaceri domestici e di vita indipendente nella solitudine; e lo infiamma d’amore che, incomincia a ristorargli l’anima dolcemente, e per piú mesi lo adesca in secreto di care speranze, e lo pasce della compiacenza di sacrificar non foss’altro la propria felicitá alla virtú della giovane amata. Ma nel punto in cui l’amore fa parere all’Ortis beatissima per due o tre giorni la vita, l’amore stesso il precipita alla frenesia del dolore. L’anima maschia del giovine trova in sé per poche ore qualche vigor di ragione, e se ne giova imprudentemente e va quasi alla fredda rassegnazione; ma tanto sforzo lo fa ricadere

    anima giovanile piena d’una sola passione e intenta ad un solo oggetto, è uno de’ giusti motivi per cui molti antepongono il Werther all’Ortis, che è «vero», ma non «ingenuo». Vedi il paragrafo seguente.

  1. Padova, 11 dicembre [di questa edizione, i, 272-4].
  2. Ventimiglia, 19 e 20 febbraio [ii, 29-36].