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Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. II, 1913 – BEIC 1823663.djvu/132

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Ma, quando in un romanzo sia tragicamente protratta per anni, è da confessare che l’Ariosto, facendo impazzare Orlando e infuriar Rodomonte, fu il piú savio de’ romanzieri; e sarebbe stato savissimo, se la sua Bradamante, ch’ei pure vorrebbe farcela ammirare come altissima eroina d’Amore, avesse tanto quanto dato in pazzie, come pare che la n’avesse gran voglia. Le due vere eroine d’Amore sono in quel poema Isabella e Fiordiligi, caratteri i piú ingenui insieme e i piú caldi e i piú amabili che siano stati immaginati mai da poeta; e forse l’Ariosto li aveva osservati nelle donne che amò, e gli ha solamente animati del fuoco gentile che egli aveva inestinguibile nella sua fantasia. L’una di quelle due giovani, per congiungere candidissima l’anima sua all’anima del suo innamorato, si lascia avvedutamente mozzare il capo da chi voleva contaminarla: l’altra trova unico ed ultimo asilo alla sua vita il sepolcro del «signor suo»; e quivi, standosi in orazione di e notte, si lascia morire:

dalle lagrime attrita e dal digiuno.

E queste le sono pure due morti d’amorosa mania. E però, dove l’Ortis fosse arso sin da principio di men furore di patria, o in appresso di piú sopportabile amore, non sarebbe stato quel tal carattere che bisognava all’autore, o che piuttosto l’autore vedeva e voleva ritrarre dalla viva natura. E, se il giovine non avesse violentemente sentita che una sola passione, avrebbe (date le circostanze, la tempra d’anima e il modo suo di pensare) dovuto quasi poco dopo precipitare in una cieca mania. Se non che su le sue viscere corrose dalle passioni politiche l’amore sparge un poco di refrigerio; poi la politica gli rallenta di quando in quando la consunzione d’amore. E se quel cuore non fosse stato «scorticato così che ad ogni alito leggero si risentisse»1; se non fosse vero che (com’ei scrive d’avere provato) «in un’anima esulcerata e dove l’altre passioni sono disperate, l’amore riesca onnipotente»2, quel suo modo d’innamorarsi sarebbe stato, agli occhi de ’piú, eguale a tanti altri; e agli occhi esperimentati del cuore umano parrebbe assai men naturale e gratuito. Il vocabolo «passione» è incertissimo, e pare che dovrebbe significare «stato di dolore per un

  1. Lettera 6 febb. 1799 [di questa ediz., ii, 20].
  2. Lettera 17 marzo 1798 [i, 285].