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delle ultime lettere di iacopo ortis 147


uomo d’animo generoso non s’uccide per donnicciuole; molti fatti riducono quasi a regola che l’apparenza d’ingenua amabilitá e la pusillanimitá, che spesso acquista titolo di modestia, giustificano l’imprudenza, la vanitá e la tarda saviezza di molte giovani donne; finalmente nessun carattere forse e nessun autore avrebbe fatto risultare mai tanto effetto. E all’autore bastò: non si curò dell’analisi critica, che, scomponendo i lavori del genio, sa piú distruggerli che rifarli: non ha creduto numerosi i lettori che si offendono della natura volgare, e forse ebbe ragione. Ma la piú alta delle ragioni si è ch’egli offeriva un racconto di semplicissima tessitura a una nazione nuova in letteratura e insieme avvezza a romanzi complicatissimi; e tanto piú ha dovuto giovarsi di colpi che vanno piú addentro nel cuore dei piú. Che s’egli avesse temuto di rincrescere ai pochi, avrebbe perduto un altro di que’ colpi, e il piú fiero. Quando Carlotta consegna le pistole con le quali Werther deve ammazzarsi, e il marito le ordina di non indugiare, i lettori sanno che Alberto ignora lo stato di Werther, ma sanno altresí che Carlotta n’ha degl’indizi, e, non foss’altro, un tremendo presentimento 1. La veggono perplessa a pigliare e a dare quell’armi, e, nelle strette o di rivelare ogni cosa al marito, o di non tentare di salvare l’amante, consegna l’armi e non parla. Il suo silenzio muove a pietá molti lettori, perché lo ascrivono a necessaria rassegnazione; e muove all’ira quei pochi, che lo ascrivono al calcolo di tepido cuore. Fra questi i piú delicati, che hanno risentito ad uno ad uno in sé i moti interni di tutti i personaggi, veggono che la gelosia giusta del marito aveva avvilito Carlotta, che la tristezza di Werther l’aveva atterrita; che quindi, per liberarsi da questo orribile stato di vita, raccolse le forze naturalmente deboli e poche dell’anima sua a dare i consigli che sospinsero il giovine nel sepolcro; né essa aveva piú forze; e quell’avvilimento e quel terrore la rattenevano a invocare la pietá del marito per l’amante, a cui essa manda tremando quelle armi. E dicono: mentr’essa nel dare silenziosa quell’armi, muove a pietá mista a disprezzo; chi s’uccide con quell’armi, muove a pietá mista a sdegno. Che se avesse avuto piú compassione all’amante, piú rispetto alla propria fama, piú riguardi al vero riposo futuro di suo marito, piú

  1. Vedi lo stato di Carlotta, descritto in questa occasione a p. 299 dell’edizione tedesca sovra citata, ov’è detto che dal biglietto, che richiedea le pistole, «fu colpita come da un fulmine».