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delle ultime lettere di iacopo ortis 159


nel libro; e v’aggiungono a principio la buona fede, e poco dopo l’ipocrisia della pura virtú. E queste così fatte sono le teste ridicole, che hanno titolo di «romanzesche»: copie femminine viventi del modello de’ Saint Preux e di altri raffinatori di purissima corruttela. E bastasse! Ma, oltre all’essere ridicoli, sono nel sesso donnesco gl’individui piú funesti alla societá. Illudono se medesime e i loro amanti con le apparenze di virtú e d’ingegno accattato; destano negli altrui petti un calore che esse non provano e un amore a cui non possono se non lepidamente rispondere; i guai, in cui vanno pericolando e che, se fossero state virtuose, non avrebbero affrontato e, se fossero passionate davvero, non curerebbero, eccitano in esse de’ terrori improvvisi che le riducono a’ ripieghi del calcolo; e, quand’altri piú arde, allora esse piú circospette ragionano; e finalmente l’entusiasmo, con che le si erano trasfigurate, diventa inopportuno; e la maschera è strappata dalle loro azioni, che mettono la umiliante disperazione del disinganno in tutti i pensieri di chi le amava; e d’allora in poi lo funestano d’un cupo senso di misantropia finch’ei vive. Carlotta gioverá spesso ad addottrinare cosí fatte civette. Sia donna immaginaria o reale, l’autore s’è illuso, lasciando sovr’essa un’amabilitá e un candore apparente, che può funestamente illudere gli altri. Quanto a’ giovani, pare che raramente da questa specie di romanzi ricavino l’arte d’ingannare, bensí di lasciarsi ingannare: e, se Carlotta fosse stata svelata a’ lettori tale qual era naturalmente, Werther farebbe men compassione, ma l’esempio della sua morte sarebbe stato men contagioso; e, quand’anche non sia vero che quel libro abbia sospinto taluni ad uccidersi, l’autore avrebbe a ogni modo scansato la taccia, o si sarebbe piú facilmente scolpato. Non però mancano due altre specie di romanzi, che, corrompendo i giovani assai per tempo, gli agguerriscono di perfidia sfacciata per espugnare la fama delle madri di famiglia e l’innocenza delle fanciulle. Spetta ad una delle due specie il romanzo Les liaisons dangereuses. E l’altra vanta un autore arrivato a sí orribile apice di perfezione in Francia, che noi crederemmo di contaminare gli altri e noi, se ne citassimo il titolo. Chiunque lo ha letto, e per quanto sia d’animo guasto, non ci taccerá d’ipocrisia, se diremo che le tante edizioni di sí atroce libro ci fanno fremere insieme e tremare, pensando all’obbrobrio che anche per questa ragione il secolo nostro otterrá dal genere umano. Desumeranno i posteri da quel libro la prova maggiore contro la perfezione ideale; perché,