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192 v - scritti e frammenti vari


scritti per gli uomini letterati, né sí fatte produzioni acquistano pregio letterario se non dall’antichitá: onde il Boccacci medesimo riguardava come la men degna delle sue produzioni, ch’ei dice d’avere scritta in lingua tutta volgare, appunto quel Decamerone venerato dagl’italiani come esemplare di tutti gli stili. Le novelle ed i romanzi sono fatti appunto per quel gran numero di gente che sta fra i letterati e gl’idioti, e che deve essere istruita, suo malgrado, dilettandola ed appassionandola per cose, le quali ella vede tutto giorno avvenire intorno a sé. Il romanziere dipinge le opinioni, gli usi e, per cosí dire, gli atti e le fisonomie delle persone, ove lo storico né deve sempre né può dipingerle, perché non può sempre vederle: insomma la storia dipinge le nazioni e le loro forme, il romanziere dipinge le famiglie e i loro casi; la storia notomizza la mente de’ pochi che governano, il romanziere notomizza il cuore della pluralitá che serve; la storia insegna la politica alle anime forti ed agl’ingegni astratti, il romanziere insegna la morale a quella classe di gente che serve al governo ed indirettamente comanda alla plebe: sola classe di gente che ha d’uopo di morale pel bene della societá, perché i governi non hanno per unica legge la Ragione di Stato, la plebe, le supreme necessitá della vita? Ora vediamo come questa utile parte della letteratura sia trattata in Italia. I novellieri antichi sono festevoli, spesso buffoni, ed è perché tal era a que’ tempi il carattere de’ fiorentini; il loro stile tira al latino, perché quella lingua rozza e nascente s’abbelliva de’ modi di una lingua splendida ed adottata universalmente. Ma chi scrivesse ora cose festevoli e buffone, chi usasse dello stile de’ novellieri, vorrebbe addossarsi le armature degli antichi cavalieri, le quali dovrebbero essere piuttosto rifuse, perché quel prezioso metallo fosse piuttosto convertito in arnesi piú utili ai nostri giorni. Quelli, che, come il Sanvitale, scrivono col metodo e con lo stile de’ novellieri, vanno incontro a due inconvenienti: guastano con una fredda imitazione i loro originali; ma, appunto per questa imitazione, sconfortano dalla lettura quegli uomini che non leggono gli antichi e non li possono intendere. Questo male d’imitare gli antichi deriva da piú