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198 v - scritti e frammenti vari


que’ tempi, come fu opportuna la stoica ne’ tempi che seguirono le fazioni, [cioè durante] la tirannia. Perché Tiberio e gli altri non volevano spegnere avversari, ma tutti quelli ch’erano o piú virtuosi o piú ricchi; e si vede che in que’ tempi nemmeno l’oscuritá era porto. Erano quindi fatalisti e stoici, e presti al morire e alle severe virtú, sulle quali l’arbitrio de’ tiranni non poteva. Alludono que’ versi [del libro terzo] di Lucrezio, dal 59 al 73, alle sciagure sanguinose de’ suoi tempi; e ben se ne duole, benché epicureo. È da notarsi questa cosa, benché straniera al discorso. Le fazioni sillane produssero pure de’ grandi personaggi tutti in un tempo, che controbilanciavano quanti romani li precedevano. Sertorio, Pompeo, Cesare, Catone, Cicerone, Catilina, Lucullo, Bruto, Marcantonio, Orazio, e tanti altri splendidissimi per trionfi, per magnanimitá, per opulenza sterminata, per austeri costumi, furono tutti e contemporanei e grandissimi. Non che dalla natura avessero sortite piú doti di que’ primi romani, ma piú necessitá di essere grandi traevano dai tempi. Questo esempio si vide nella rivoluzione francese, dove molti morirono famosi, che sarebbero vissuti ignoti. E quanti italiani ora in questa calma si strascinano oscuri, e, non potendo fare, ruggono vanamente come il leone? ovvero

Acrius advertunt animos ad religionem?

Dal verso 41 fino al 54 Lucrezio, volendo convincere tutti gli insultatori di morte, i quali nelle disavventure perdono ogni filosofica baldanza, pare che non debba eccettuare neppure la propria setta. Che se que’ medesimi, che vogliono l’anima nel sangue, e la reputano uscire e perdersi col sangue nella massa delle cose, si avviliscono nullaostante nelle sventure, e piú intensamente si volgono alla religione, perché non denno avvilirsi anche gli epicurei? E gli uni e gli altri non credono la immortalitá dell’anima: gli argomenti sono diversi; ma uno è il fine. Onde parmi che... Si vedrá piú avanti come molte filosofie negarono la immortalitá dell’anima; né sono diverse dalla epicurea, se non negli argomenti. Lucrezio nondimeno le accusa, perché la loro dottrina è soltanto speculativa, e manca