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ultime lettere di iacopo ortis 19


scrivere; ma l’ingegno va morendo con le mie forze, e vedo che fra pochi mesi io avrò fornito questo mio angoscioso pellegrinaggio.

Ma voi. pochi sublimi animi, che solitari o perseguitati su le antiche sciagure della nostra patria fremete, se i cieli vi contendono di lottare con la forza, perché almeno non raccontate alla posteritá i nostri mali? Alzate la voce in nome di tutti, e dite al mondo che siamo sfortunati, ma né ciechi, né vili; che non ci manca il coraggio, ma la possanza. Se avete le braccia in catene, perché inceppate da voi stessi anche il vostro intelletto, di cui né i tiranni, né la fortuna, arbitri d’ogni cosa, possono essere arbitri mai? Scrivete. Scrivete a quei che verranno, e che soli saranno degni d’udirvi e forti da vendicarvi. Perseguitate con la veritá i vostri persecutori. E, poiché non potete opprimerli, mentre vivono, co’ pugnali, opprimeteli almeno con l’obbrobrio per tutti i secoli futuri. Se ad alcuni di voi è rapita la patria, la tranquillitá e le sostanze; se niuno osa divenire marito; se tutti paventano il dolce nome di padre, per non procreare nell’esilio e nel dolore nuovi schiavi e nuovi infelici; perché mai accarezzate cosí vilmente la vita ignuda di tutti i piaceri? Perché non la consecrate all’unico fantasma ch’è duce degli uomini generosi, la Gloria? Giudicherete i vostri contemporanei, e la vostra sentenza illuminerá le genti avvenire. L’umana viltá vi mostra terrori e pericoli; ma voi siete forse immortali? Fra l’avvilimento delle carceri e de’ supplici v’innalzerete sovra il potente, e il suo furore contro di voi accrescerá il suo vituperio e la vostra fama.

Milano, 6 febbraro 1799.

Dirigi le tue lettere a Nizza di Provenza, perch’io domani parto verso Francia; e chi sa? forse assai piú lontano: certo che in Francia non mi starò lungamente. Non rammaricarti, o Lorenzo, di ciò; e consola quanto tu puoi la povera mia madre. Tu dirai forse che dovrei fuggire prima me stesso, e che, se non v’ha luogo dov’io trovi stanza, sarebbe omai