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considerazione sesta 297


delle cose, nulla scemi e nulla cresca. Cosí l’istmo dell’Athos, essendo fra due golfi inquieti sempre per li venti da terra, e specialmente lo Strimonio per quei della Tracia, detta da’ poeti «sede di Borea» (Orazio, Epod., xiii, v. 4, ed altri), potea facilmente ricongiungersi, stante il perenne e violento ondeggiare che sforza il mare a ritirarsi; e molto piú in un canale non piú lungo di quattro miglia, largo appena per lo remeggio di due triremi e dieci piedi profondo. E forse la necessitá di commerciare più agevolmente col monte, che fu sempre ed è tuttora abitato, strinse le cittá ed i borghi vicini all’istmo ad aiutare la natura con l’arte.

A queste opposizioni degl’interpreti e de’ viaggiatori prosciolte, s’aggiungono due altre: una di Ubbone Emio (De Graecia veteri, lib. v), riferendo Strabone (lib. vii, p. 510, ediz. Amstel.),ove descrive l’Athos di tanta altezza, che dalle sue cime si vede il sole assai prima che sorga: però il moderno geografo taccia di favoleggiatore l’antico. Ma l’orizzonte solare cresce sempre in proporzione quadrata dell’altezza da cui si guarda, perché, nel volgersi della terra, le alture incontrano prime i raggi del sole: perciò sulla sera vediamo ultimi ad oscurarsi i vertici de’ monti. Tanto piú dunque può ciò avverarsi nell’Athos, il quale siede sull’Egeo, ed il piano orizzontale, che piú ampiamente percorra, è il mare dall’oriente. I poeti lo chiamano figliuolo di Nettuno e di Rodope, perché è tutto cinto dal mare, ed il nome Rodope è composto da ῥόδόν, «rosa», attributo dell’aurora, e da ὄπτομαι, ὄψομαι «vedere», appunto perché l’aurora appare piú presto in quei monti che nelle vicine pianure. * Oltre a tanti altri poeti, Euripide (Troiane, atto vi, sc. 3) cantò l’effetto della luce sulle vette dell’Ida, e forse questo splendore attribuí l’Olimpo e l’Ida per abitazione a’ celesti. * Eppure il viaggiatore nella Troade ( Voyage de la Troade, fait dans les années 1785-1786,par J.-B. Le Chevalier), sebbene affetti dottrina astronomica, accusa anch’egli d’esagerazione il geografo antico «et son assertion impossible à dèfendre «(vol. i, part. 2, cap. 4). L’altra opposizione è mossa dal Sonini. Viaggiò costui per ordine del re Luigi decimosesto, e scrisse il suo itinerario. Ma, con quell’enfasi tutta propria dei viaggiatori, e de’ viaggiatori francesi, «ei stenta a credere che l’Athos fosse quel monte che dovea essere eterno monumento della statua d’Alessandro immaginata da Dimocrate» (Voyage en Grèce et en Turquie, tom. ii, cap. 38). Plutarco scrive «Stasicrate» nella Vita di Alessandro; Vitruvio, nel proemio del lib. ii, «Dinocrate»; Strabone, «Chinocrate»; Giustino, lib. xii,