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considerazione ottava 303


Erotici, distingue due Mennoni, uno etiope, l’altro troiano, e questi piú recente. Gli etiopi sacrificavano a Mennone, annoverandolo fra’ loro eroi (Eliodoro, in Aethiopicis, lib. iv, e lib. x). Quel greco, che scrisse la guerra d’ilio sotto il nome di Ditte cretense (lib. iv, 4), gli assegna un esercito d’indi. Ma gli assiri sel contendono con l’autoritá di Ctesia, antico scrittore riferito da Diodoro siculo (lib. ii). Anzi Susa si dice edificata da Titone (Strab., lib. xv). La ròcca di Susa era detta Mennonia, e Mennonia Erodoto (lib. v, 53, 54; vii, 151) chiama la cittá de’ persiani. Anzi Mennone fabbricò la regia di Ciro (Igino, favola ccxxiii) e parte di Babilonia (Ampelii Liber memorialis, cap. viii). Finalmente Pausania (loc. cit.) lo rivendica agli assiri con queste parole: «Venne alla guerra troiana non dall’Etiopia, ma da Susa, cittá de’ persiani». Né in Assiria mancò di culto; e puoi vederlo descritto nel poema Della cacciagione da Oppiano (lib. ii, v. 151). Plinio accorda queste due opinioni (lib. vi, 29): «Aegyptiorum bellis attrita est Aethiopia, vicissim imperitando serviendoque clara et potens etiam usque ad Troiana bella Memnone regnante: et Syriae imperitasse aetate regis Cephei palet ex Andromedae fabulis». Dirò della sepoltura. La ho descritta nell’antica Troade nella nota ai vv. 51-2, sull’autoritá di Strabone (libro xiii), di Pausania ( Focensi), di Quinto Smirneo (Paralip., ii, v. 5S4) e di Marziano Capella (lib. vi). Ma il poeta Simonide, in un poema intitolato Mennone, citato da Strabone (lib. xv), pone il sepolcro in Siria presso il fiume Bada. Credesi da taluno che Gioseffo ebreo ( Guerra giudaica, lib. ii, i10) lo collochi presso Tolomaide, nella Giudea. Ma devesi credere che il Mennone di Gioseffo fosse quel Rodio, capitano dell’armate di Dario, ultimo re di Persia. Plinio (lib. x, 26), Solino (Polysth., cap. xliii), Isidoro ( Origin ., lib. xii, 7), Quinto Curzio (lib. iv, 8), Diodoro siculo (lib. ii), Giovanni Tzetze ( Chiliad ., vi, 64) pongono la sepoltura del favoloso Mennone fra gli etiopi; il che da Filostrato ( Immagini, lib. i) viene negato. E chi de’ poeti (Quinto smirneo, lib. ii) finge che dalle gocce del suo sangue sia scaturito il fiume Paflagonio, e chi il finge (Ovid., Metam., xiii, 598) augello, donde gli uccelli detti «mennoni», di cui Plinio e Solino (loc. cit.), ed Ovidio (Amor., lib. i, eleg. 13), e piú distesamente Ebano (De animal., v, cap. 1). Rispetto alla forma, è da tutti decantato giovine ed avvenentissimo; anzi Eustazio, per omettere tant’altri, al verso 248 di Dionisio il geografo, nega ch’ei fosse nero come gli altri etiopi, e