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considerazione decimaseconda 325


Della luce infinita i rai deposti
tutto-veggenti e il telo onnipotente,
scendeva in terra fra l’ambrosie tazze
Giove, dell’universo animatore.
Rizzarsi i numi, e Cipria riverente
cedeagli il loco; armonizzar le lire
s’udiano allor delle vergini muse,
e cantar Febo, ed olezzare i boschi,
e risuonare i tessali torrenti,
e risplendere il cielo, e delle dive
raggiar piú bella l’immortal bellezza;
che Giove padre sorrideva, e, in lui
con gli occhi intenta, l’aquila posava.


Or torno alle chiome bionde, alle quali il Winckelmann ( Monumenti inediti) ed il buon Lavater concedono la preminenza. Milton fa bionda la madre del genere umano (Parad. perd., canto iv). Ne’ poemi di Ossian sono in piú pregio le chiome nere, perché il clima freddo de’ caledoni era ferace di biondi: per la contraria ragione Callimaco esalta in Berenice

devotae flavi verticis exuviae.

Tuttavia non mancano in Ossian rossi-criniti, e bellissima fra le altre è questa pittura:

La bionda ricciaia cadegli per le rubiconde
guance in lunghe liste
d’ondeggiante luce.

Son biondi gli angeli in Dante. Purgat. canto viii, 34:

Ben discerneva in lor la testa bionda.

E Manfredi re di Sicilia (Purgat., canto iii, 107):

Biondo era e bello e di gentile aspetto.

* Verso trapiantato dal Berni (Orl. inn., lib. ii, canto xii, st. 43), ove descrive Astolfo:

Grande era e biondo e di gentil presenzia.*