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ultime lettere di iacopo ortis 39


ed egli, accompagnandoli, parlava sempre con la ragazza. Niuno aprí bocca: Odoardo soltanto gli chiese se andava a Venezia.

— Fra pochi giorni — rispose. Giunti alla porta, si accommiatò.

Michele, che a nessun patto accettò di riposarsi in Venezia, per non lasciare solo il padrone, ritornò a’ colli un’ora incirca dopo mezzanotte, e lo trovò seduto allo scrittoio ripassando le sue carte. Moltissime ne bruciò, parecchie di minor conto le gettò stracciate sotto il tavolino. il ragazzo si coricò, lasciando l’ortolano perché ci badasse; tanto piú che Iacopo non aveva in tutto quel dí desinato. Infatti poco di poi gli fu recata parte del suo desinare, ed ei ne mangiò attendendo sempre alle carte. Non le rivide tutte; ma passeggiò per la stanza, poi prese a leggere. L’ortolano, che lo vedeva, mi disse che sul finir della notte aprí le finestre e vi si fermò un pezzo: pare che subito dopo abbia scritto i due tratti che sieguono: sono in diverse pagine, ma in un medesimo foglio.

Or via: costanza! Eccoti una bragera scintillante d’infiammati carboni. Ponvi dentro la mano; brucia le vive tue carni: bada; non t’avvilire con un gemito. A qual pro? E a qual pro deggio affettare un eroismo che non mi giova?

È notte; alta, perfetta notte. A che veglio immoto su questi libri? Io non appresi che la scienza di ostentare saviezza quando le passioni non tiranneggiano l’anima. I precetti sono come la medicina, inutile quando la infermitá vince tutte le resistenze della natura.

Alcuni sapienti si vantano d’avere domate le passioni che non hanno mai combattuto: l’origine è questa della loro baldanza. Amabile stella dell’alba! tu fiammeggi sull’oriente e mandi su questi occhi il tuo raggio... ultimo! Chi l’avria detto sei mesi addietro, quando tu comparivi prima degli altri pianeti a rallegrare la notte e ad accogliere i nostri saluti?

Spuntasse almeno l’aurora! Forse Teresa si ricorda in questo momento di me... Pensiero consolatore! Oh come la beatitudine d’essere amato raddolcisce qualunque dolore!

Ahi, notturno delirio! va’, tu cominci a sedurmi: passò stagione; ho disingannato me stesso; un partito solo mi resta.