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40 iv - seconda redazione delle


La mattina mandò per una Bibbia ad Odoardo, il quale non l’aveva: mandò al parroco; e, quando gli fu recata, si chiuse. A mezzodí suonato usci a spedire la seguente lettera, e tornò a chiudersi.

14 marzo.

Lorenzo, un secreto da piú mesi mi sta confitto nel cuore; ma l’ora della partenza sta per suonare, ed è tempo ch’io lo deponga nel tuo petto.

Questo amico tuo ha sempre davanti un cadavere. Ho fatto quanto io doveva: quella famiglia è da quel giorno men povera, ma il padre loro rivive piú?

In uno di que’ giorni del mio forsennato dolore, sono omai dieci mesi, io cavalcando m’allontanai piú miglia. Era la sera: io vedeva sorgere un tempo nero, e tornando affrettavami; il cavallo divorava la via, e nondimeno i miei sproni lo insanguinavano; e gli abbandonai tutte le briglie sul collo, invocando quasi ch’ei rovinasse e si seppellisse con me. Entrando in un viale tutto alberi, stretto, lunghissimo, vidi una persona: ripresi le briglie; ma il cavallo piú s’irritava e piú impetuosamente lanciavasi. — Tienti a sinistra! — gridai — a sinistra! — Quell’infelice m’intese: corse a sinistra; ma, sentendo piú imminente lo scalpito, e in quello stretto sentiero credendosi addosso il cavallo, ritornava sgomentato a diritta, e fu investito, rovesciato, e le zampe gli frantumarono le cervella. In quel tremendo urto il cavallo stramazzò, balzandomi di sella piú passi. Perché rimasi vivo ed illeso? Corsi ove intendeva un lamento di moribondo: quell’uomo agonizzava boccone in una palude di sangue. Lo scossi: non aveva né voce, né sentimento; dopo minuti spirò. Tornai a casa. Quella notte fu anche burrascosa per tutta la natura: la grandine desolò le campagne, le folgori arsero molti alberi, e il turbine fracassò la cappella di un crocefisso; ed io uscii a perdermi tutta notte per le montagne con le vesti e l’anima insanguinata, cercando in quello sterminio la pena della mia colpa. Che notte! Credi tu che quel terribile spettro mi