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58 iv - seconda redazione delle


ore 1.

Ho visitate le mie montagne, ho visitato il lago de’ cinque fonti, ho salutato per sempre le selve, i campi, il cielo. O mie solitudini! o rivo, che mi hai la prima volta insegnato la casa di quella donna celeste! Quante volte ho sparpagliati i fiori su le tue acque, che passavano sotto le sue finestre! Quante volte ho passeggiato con Teresa per le tue sponde, mentr’io, inebbriandomi della voluttá di adorarla, vuotava a gran sorsi il calice della morte.

Sacro gelso! ti ho pure adorato; ti ho pure lasciati gli ultimi gemiti e gli ultimi ringraziamenti. Mi sono prostrato, o mia Teresa, presso a quel tronco, quell’erba ha bevute le mie lagrime: mi pareva ancora calda dell’orma del tuo corpo divino; mi pareva ancora odorosa, beata sera! come tu sei stampata nel mio petto! Io stava seduto al tuo fianco, o Teresa, e il raggio della luna, penetrando fra i rami, illuminava il tuo angelico viso! Io vidi scorrere su le tue guance una lagrima e la ho succhiata, e le nostre labbra, e i nostri respiri si sono confusi, e l’anima mia si trasfondea nel tuo petto. Era la sera de’ 13 maggio, era giorno di giovedí. Da indi in qua non è passato momento ch’io non mi sia confortato con la memoria di quella sera: mi sono reputato persona sacra, e non ho degnata piú alcuna donna di un guardo, credendola immeritevole di me, di me che ho sentita tutta la beatitudine di un tuo bacio.

T’amai dunque, t’amai, e t’amo ancor di un amore che non si può concepire che da me solo. È poco prezzo, o mio angelo, la morte per chi ha potuto udir che tu l’ami, e sentirsi scorrere per tutta l’anima la voluttá del tuo bacio, e piangere teco. Io sto col piè nella fossa; eppure tu anche in questo frangente ritorni, come solevi, davanti a questi occhi, che morendo si fissano in te, in te che sacra risplendi di tutta la tua bellezza. E fra poco! Tutto è preparato: la notte è giá troppo avanzata... addio... Fra poco saremo disgiunti dal nulla, o dalla incomprensibile eternitá. Nel nulla? Sí, sí; poiché sarò senza