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Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu/101

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lungo la francia e l'italia 95


Era universale silenzio. Sei passi innanzi di giungere al tribunale, il padre, cedendo la marchesa al figlio minore, e avanzandosi tre passi egli solo, ridomandò la sua spada. E gli fu restituita. Né prima la riebbe, che la sfoderò quasi tutta; e quella era per lui la splendida faccia di un amico mal suo grado abbandonato; e la considerava attentissimo dall’elsa in giú come per raffigurarla: quando, accorgendosi d’un po’ di ruggine verso la punta, se l’appressò all’occhio e vi chinò il capo, e parvemi che lasciasse gocciare sovr’essa una lacrima: anzi, da ciò che seguí, ne son certo. — Troverò — disse — alcun’altra via a srugginirla.

E ricalcò la spada nel fodero. S’inchinò a’ depositari; e, accompagnato dalla moglie, dalla figlia e da’ due figli, s’accomiatò.

Ah! avrei pure voluto essere io nel suo cuore!

XLVI

IL PASSAPORTO

VERSAILLES

Non trovai difficile l’adito a monsieur le comte de B***. Aveva su lo scrittoio l’edizione di Shakespeare, e l’andava scartabellando. Nel farmi innanzi, mandai l’occhio a que’ libri, perch’egli scorgesse che non m’erano incogniti, e dissi ch’io mi presentava senza introduttore, sapendo che avrei trovato in quell’appartamento un amico, e confidando ch’egli m’avrebbe introdotto. — Eccolo — e additai l’ediziore, — il mio concittadino, il grande Guglielmo Shakespeare; et ayez la bonté — continuai invocando l’ombra sua — mon cher ami, de me faíre cet honneur là!

Sorrise il conte a sí bizzarro cerimoniale; e, vedendo ch’io aveva del pallido e dell’infermiccio, m’indusse a pigliarmi una sedia d’appoggio; e mi v’adagiai: e affinché le congetture su la mia visita irregolare non gl’imbrogliassero il capo, gli ridissi