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lungo la francia e l'italia | 105 |
possa applicare ai francesi; ma, quanto agl’inglesi, sono sicuro
che se mai, progredendo ad incivilirsi, acquistassero la compitezza che distingue i francesi, e quand’anche per ciò non perdessero la gentilezza dell’animo, la quale persuade i mortali non
tanto alla civiltà de’ modi quanto alla umanità delle azioni,
si smarrirebbe tanto e tanto quella varietà, quella originalità
di caratteri, che fa discernere l’inglese dall’inglese e l’Inghilterra da tutti i paesi del globo. —
Io mi trovava nel taschino alcuni scellini del re Guglielmo, tutti lisci come cristallo; e me gli apparecchiai nella mano per dilucidare l’ipotesi. Or quando mi vennero a taglio: — Guardi — dissi al conte, rizzandomi e schierandogli innanzi quelle monete su lo scrittoio; — a forza di dibattersi insieme e strofinarsi per sessantanni in questa ed in quella borsa, le si sono fatte si indifferenti, che Ella, monsieur le comte, penerebbe a discernere l’una dall’altra1. Ma gl’inglesi, simili alle antiche medaglie tenute in disparte e maneggiate da pochi, serbano la prima impronta intagliatavi dalla mano maestra della Natura: le sono un po’ ruvide al tatto, ma in compenso la loro leggenda è sí chiara, che a prima vista tu vedi ciò che vogliono dire e significare.
- ↑ «La radice della mia noia sta nella sempiterna affettazione del francese carattere: - varietà poca, - originalità nessuna: - sai tu perché? - sono troppo creanzati; - ma la creanza vela le qualità schiette dell’uomo: e addormenta l’altrui spirito a morte.» - Lettere di Sterne, XXXII. - Ed ecco un passo di Didimo, che scriveva trenta e piú anni dopo: «Volendo seguire i tre savi consigli di parler bas, - paraître doux, - et d’être comme tout le monde (consigli che in Francia ogni buona madre suol dare col latte a’ suoi figli), ho costretta a sforzi impossibili la mia natura, e mi vidi ridotto all’agonia: onde perché io voleva ad ogni modo essere seppellito in Italia, ho rifatto, benché con mio rincrescimento e di crudo verno, il cammino delle Alpi». - Inoltre Didimo assegna una strana ragione del parlar a voce alta degl’Italiani, ed è: "Che noi abitiamo in case assai grandi". - Liber memorialis, lib. iii, n. 39, dove leggonsi in nota i seguenti versi francesi:
Par des usages vains sans cesse maîtrisés,
Jusque dans nos plaisirs toujours symétrisés;
Innombrable famille en qui tout se ressemble,
Dans un cercle ennuyeux nous tournons tous ensemble.
Delille, "Epître sur les voyages":e parla de’ suoi. (F.)