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144 vii - viaggio sentimentale di yorick


coricassero insieme riesciva disperatissima cosa: benché non fosse da desiderarsi, il compenso non era poi sí terribile che la loro fantasia non potesse almeno per una sola notte accomodarvisi.

Poca o nessuna consolazione recava a noi lo stanzino, freddo, umido, con un’imposta del balcone sdruscita, preda del vento e con le finestre inermi di vetri o di carta ogliata contro la tempesta e la notte. Né io, mentre la signora le andava considerando, rattenni per civiltà la mia tosse.

Dunque, la necessità riduceva la signora a questi termini: o di posporre la salute al pudore e contentarsi dello stanzino, rinunziando alla cameriera il letto prossimo al mio; o di confinare nello stanzino la cameriera, ecc. ecc.

La signora era piemontese, presso ai trent’anni e con guance incarnate dalla salute: la cameriera n’avea quasi venti, ed era lionese, briosa negli atti ed agevole al pari di qualunque fanciulla francese; e l’una e l’altra pendevano tra il sí, il no, il ma, il se, il forse: talché il macigno, che ci aveva tanto impacciati lungo la via e dava tanto da sudare a chi si provava di smuoverlo, paragonato all’impedimento presente, pareva una piuma. Restami solo da dire che l’oppressione del nostro spirito era aggravata dalla delicatezza, la quale non ci permetteva di spassionarci scambievolmente della nostra tribolazione.

Cenammo; e, se non si fosse bevuto fuorché del vino generoso che un alberghetto di Savoia può dare, le nostre lingue si sarebbero rimaste impedite, finché la necessità non le avesse di propria mano snodate. Ma la signora aveva parecchie bottiglie di Borgogna nella vettura, e mandò la cameriera a recarne un paio. Pertanto, quando fu sparecchiato e ci siamo trovati a quattr’occhi, quel nuovo calore ci diede spirito di palesarci, non foss’altro, liberamente l’angustie dello stato nostro e di conferire tra noi due per venire a composizione. E si sono ventilati, agitati, considerati punto per punto tutti i termini dell’accordo; e dopo due ore e piú forse di andirivieni, ci venne fatto di concludere e di stipulare a guisa di trattato i capitoli; né credo che veruno fra quanti trattati meritarono d’essere conservati