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lungo la francia e l'italia 145


alla memoria de’ posteri sia stato mai stipulato né con piú lealtà né con piú timorata coscienza da ambe le parti.

Gli articoli furono:

I. Il signore, come possessore della camera, stimando che il letto prossimo al camminetto debba essere piú caldo, pretende che sia occupato dalla signora.

Accettasi dalla signora: con che le cortine di esso letto (perché sono di bambagia assai rada e troppo misere a chiudere convenientemente) siano dalla cameriera o appuntate con lunghi spilloni o cucite con ago e refe, in guisa che oppongano argine competente a’ confini del signore.

II. La signora pretende che il signore si corichi ravviluppato tutta notte nella sua vesta da camera.

Ricusasi: tanto piú che il signore non possedè vesta da camera, e non ha nella sua valigia fuorché sei camicie ed un paio di brache di seta nera.

L’aver mentovato le brache mandò sossopra l’articolo, e furono richieste in compenso della vesta da camera; laonde si stipulò ch’io dormissi con le mie brache di seta nera.

III. La signora pretende, e sarà stipulato, che, non si tosto il signore giacerà a letto, e la candela ed il foco saranno spenti, egli non dirà per tutta quanta la notte una sola parola.

Accettasi: salvo che, quando il signore dirà le sue devozioni, ciò non s’apponga a violazione del trattato.

S’era trasandato un unico punto di poco rilievo, ed è: in che modo ci saremmo spogliati e coricati ne’ nostri letti: or non v’era che un modo solo; però il lettore può immaginarlo da sé. Protesto bensi che, ov’ei trapassasse i termini della verecondia naturale, e non ne imputasse la colpa alla sua fantasia, io me ne richiamerò solennemente: la qual mia doglianza non è già la prima né l’unica1.

Or, poiché ciascheduno fu sotto le coltri, io, fosse la novità o che si fosse, noi so; ma io mi giaceva a occhi spalancati,

  1. Vedi la nota i al capo x [F.].