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180 confessioni di didimo chierico


mia frattanto non lasciò che io le vedessi neppure una lagrima, e solo quando s’inginocchiò per darmi la sua e la benedizione d’iddio, mutò aspetto, e m’accorsi ch’ella guardavami come se temesse di non rivedermi mai piú. Il parroco poi m’abbracciò con queste parole: — Ho paura, figliuolo mio Didimo, che Dio, per punirti di questa tua ostinazione d’abbandonarci, ti mandi a menare, con un’anima semplicissima, una vita assai poco semplice, e certo è grande castigo; tuttavia non cesserò di pregarlo nelle mie orazioni, affinché tu possa tornare a servirmi la santa messa ed a leggermi le gazzette. —

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In Milano campando in santa pace di iatte e di pane, ch’io mi guadagnava amministrando gli uffici di chierico nelle chiese de’ monaci, [e] facendomi nelle ore d’ozio assiduamente vedere nelle scuole de’ Preti regolari, diedi buon odore di me; vidi con fanciullesca superbia che que’ monaci di San Francesco appellati «cappuccini» e i barnabiti (la Compagnia di Gesú era stata a quel tempo soppressa) litigavan1. . . . . tra loro per vestirmi de’ loro panni, e i primi mi prometteano di farmi uscire un primo predicatore di monache, e gli altri maestro di rettorica, logica e filosofia. Mi attenni a questi: se non che, come quell’esser chiuso uccideva il mio corpo, cosí il padre maestro toccatomi uccideva l’animo mio. Perch’egli era nato e cresciuto in un luogo malaugurato del fiume dove si sogliono giustiziare gl’infelici muli ed asini infermi e i cavalli decrepiti e benemeriti, e s’era quindi non solo avvezzato a non sentir pietà delle creature d’iddio, ma ben anche a compiacersi delle sozzure e a lodare i cani che vivevano di carogne. Avvenne dunque ch’io odiassi il maestro, ed egli me; e per questa ed altre simili vane opinioni, che pure non doveano provare tanto né quanto, io me n’andai senza pigliare commiato, e fuggii, per timore della... e

  1. Indecifrabile nel ms. [Ed.].