Pagina:Foscolo, Ugo – Prose, Vol. III, 1920 – BEIC 1824364.djvu/216

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          Quei che nulla in alto vede,
     egualmente il guardo volve
     di Rodolfo all’unto erede
     e all’insetto della polve.
     Di Ridolfo augusto figlio,
     ti spaventi il morto Giglio.

La prosa, che precede il poema, richiama l’antico uso d’innestare la prefazione nella dedicatoria. I greci e i latini dedicavano l’opera co’ primi versi, esempio lasciatoci da Virgilio nelle Georgiche, da Lucano, da Teognide ed Esiodo e da tanti altri, imitati dai nostri, e segnatamente dall’Ariosto. I libri scientifici avevano una dedica particolare, come si vede nelle epistole d’Archimede premesse a’ trattati matematici: il che si faceva per dire ciò che non poteva innestarsi al corpo dell’opera. Dovendo dunque l’autore svolgere la sua ragione poetica, coglie l’occasione di unirla alle lodi del suo eroe. Pochi esempi abbiamo noi nelle nostre dedicatorie, ove l’elogio sia trattato cosí dilicatamente, ed ove in mezzo all’elogio l’arte presenti i canoni che si è prefissi. Unico esempio, noteremo questo squarcio degno dell’eroe e del poeta, e che promette nuove sembianze all’Europa e piú vasto poema all’Italia.

Cosí il bardo, presago di avvenimenti ancora piú strepitosi e collocato su l’orlo dell’immenso avvenire, che Voi andate creando, si sta già pronto ad accompagnarvi sott’altro cielo a nuovi trionfi, piú solenni anche de’ primi. Ed egli spera di recitarvi presto il bell’inno che il suo antenato Cadwallo cantò a Carlomagno, allorché Leone terzo gli pose sul capo la corona dell’Occidente: inno ignorato dagli eruditi, ma pervenuto di padre in figlio al vostro bardo per tradizione, e pieno de’ vaticini, de’ quali penso, o Sire, che Voi solo abbiate la chiave.

Le quattro edizioni di questo libro, l’una in foglio, magnifica e veramente regale, la seconda in quarto, nitida e ricca, la terza in ottavo, elegantissima, la quarta in dodicesimo, graziosa ancor essa, ci chiedono un tributo di giusta lode al tipografo parmense, che fu il primo a ridurre l’arte a principi certi di proporzione, i quali, diffusi con le sue edizioni per tutta Europa, hanno fatto salire la tipografia a tanta perfezione.