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223 vii - scritti vari


PARTE SECONDA

Bonaparte conserva per due giorni la posizione di Montebello; ma, meravigliato della immobilità del nemico, e sapendo che da più di aveva raccolte le sue divisioni tornate da Nizza, congetturò che il generale austriaco macchinasse i mezzi di scampare agli ardui frangenti in cui si trovava: ove ciò fosse, doveva necessariamente appigliarsi a uno di questi tre partiti:

Primo partito si era di passare il Po (aveva a Casale una testa di ponte tanto fortificata da’m aresi e patrocinata dalla sponda sinistra, che si giudicava impossibile di espugnarla), varcare quindi il Ticino, traversare la Lombardia, congiungersi sull’Adda al generale Wukassovich. L’esercito austriaco era munito di un equipaggio di ponti, di artiglierie imponenti e di piú di dodicimila cavalli da tiro.

Secondamente potea gettarsi sul Genovesato, riunirsi ai corpi di Toscana e ad una divisione di dodicimila inglesi; poi riguadagnare Mantova, facendo tragittare le sue artiglierie per mare, o veramente prevalersi della natura dei luoghi per far testa finché potesse ricevere rinforzi dalla Germania, e porre cosí i francesi tra due eserciti; il che avrebbe temporeggiata la guerra, prodotti incerti avvenimenti ed angustiato Bonaparte, tanto piú che la sua presenza diveniva necessaria a Parigi.

Finalmente il nimico avea per terzo partito di marciare addosso al generale Massena, che dovea, per tutti i calcoli, essere in Acqui, avviluppargli dieci o dodicimila uomini che gli si presumevano atti ancora a combattere, e, disfattolo, aspettare nuove vicende propizie che poteano emergere dalla guerra de’ posti e dalle marce.

Per opporsi al primo partito, Bonaparte avea lasciato sul Po un corpo d’osservazione di tremila uomini, che dovea ritardargli il tragitto di questo fiume e della Sesia, e congiungersi poi al generale Moncey per contendere il passo del Ticino. Né v’era a dubitare che tali ostacoli opposti a Melas non dessero campo