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sul «commentario della battaglia di marengo» 219


all’esercito di rivarcare alla sinistra sponda del Po e di anticipare il nimico sul Ticino.

Rispetto agli altri due partiti rimasti agli austriaci, parve a Bonaparte espediente di mettere l’esercito sulle mosse, e di operare secondo le congiunture.

Giungevamo presso a Tortona, quando il generale Desaix, che dall’Egitto aveva approdato a Tolone, venne, cavalcando in posta, a raggiungere l’esercito; e, ricevuto il comando di una divisione, fu immantinente spedito a Rivalta per fare la vanguardia e. se il nimico si avviava a Genova, serrargli i passi.

Bonaparte, col rimanente dell’esercito, passa la notte lungo la Scrivia.

A’ 24 pratile, sulle ore otto antimeridiane, se ne va a Castel Nuovo, e fa battere la pianura di Marengo da cavalleggeri: intende che il nimico non ha posti a San Giuliano, né per la pianura; però stima dover muovere il campo: arriva alle ore tre pomeridiane: alle quattro troviamo a Marengo i posti avanzati nimici. Comanda sul fatto l’assalto; né la difesa fu pertinace: Marengo è preso, e il nimico addossato sulla Bormida.

E poiché il nimico, anziché aspettarci nella pianura di Marengo. avea lasciato pigliare il villaggio, Bonaparte si rafferma nel pensiero ch’ei si fosse prefisso di prendere uno dei tre partiti accennati.

Ordina alla vanguardia di respingere gli austriaci oltre la Bormida e d’arderne, se è possibile, i ponti.

Ciò comandato, parte per Voghera, quartier generale, ove egli aspettava i referti di tutti i posti dell’esercito e delle spie. Dagli andamenti del nimico sperava d’indovinarne il vero intento; ma, giunto appena alla Torre di Garafolla, riceve avvisi da Rivalta e dal Po, e fermasi in questa fattoria per lo rimanente della notte de’ 25; notte che il nimico passa in grandi sollecitudini. Conobbe le angustie della sua posizione e quanto avesse gravemente errato nel lasciarsi sloggiare da Marengo; ma, credendo omai tardo ogni consiglio di ritirata, ed i francesi sí sovrastanti da non concedergli scampo né per il Po né