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lungo la francia e l'italia 27


e guardandola, e sedendo sulla sua fossa, e sradicandovi dal colmo parecchie ortiche che non avevano a che allignare lassú, tutto questo mi ripercosse sí fieramente gli affetti, ch’io prorompeva in dirottissime lagrime Ma io sono debole quanto una femmina! e prego voi tutti di non sogghignarne: commiseratemi.

XIII

LA PORTA DELLA RIMESSA

CALAIS

Intanto io non aveva lasciata mai la mano della mia dama; e sarei stato incivile s’io l’avessi, dopo tanto ch’io la teneva, lasciata innanzi di accostarla a’ miei labbri; e la baciai: e il sangue e gli spiriti, che avevano poc’anzi mutato corso, si riaffollavano sulle guance di quell’afflitta.

Or avvenne che i due viaggiatori, i quali m’aveano parlato nel cortile, passarono nel frangente di quella crisi, ed, osservando la nostra dimestichezza, s’avvisarono naturalmente che noi fossimo marito e moglie almeno; però soprastando su l’uscio della rimessa, l’un d’essi, ed era il viaggiatore curioso, c’interrogò:

— E domattina partirete voi per Parigi?

— Posso rispondere per me solo — diss’io; e la signora soggiunse che andava a Amiens.

— Vi abbiamo desinato ieri — disse il semplice viaggiatore.

— E voi, andando a Parigi — mi diss*e l’altro, — vi passerete propriamente per mezzo. —

Poco mancò ch’io non gli rendessi infinite grazie della notizia che Amiens fosse su la strada di Parigi; ma, avvedendomi ch’io pigliava appunto allora tabacco nella scatoletta di corno del mio povero frate, risposi pacificamente con un inchino ed augurai loro un tragitto prospero a Douvre. Ci lasciarono soli.