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52 vii - viaggio sentimentale di yorick


saluto che mi significava che non era per anche tra noi finita ogni cosa. Ella avea tanta bontà nell’animo quanta negli occhi. Un servo di suo fratello venne, mentr’io sedeva ancora a cena nella mia stanza, con un biglietto in cui ella dicevami: «che si faceva ardita di raccomandarmi una lettera, ch’io recherei di mia mano a madame de R*** la prima mattina che non avessi altro da fare in Parigi»; e soggiungeva: «che le rincresceva, e non sapeva ancor dire per quale penchant, ma pure le rincresceva che le fosse conteso di narrarmi la sua storia; e se ne chiamava mia debitrice; e se il mio viaggio mi conducesse mai per Brusselle. ed io non mi fossi dimenticato del nome di madame de L***, madame de L*** si sarebbe volentierissimo sdebitata».

— Sí, ti rivedrò — dissi — anima bella! a Brusselle, quando d’Italia, lungo la Germania e l’Olanda per la via delle Fiandre, tornerò a casa mia: dieci poste al piú fuor di strada: e siano pur diecimila! Oh di che voluttà spirituale coronerò allora il mio viaggio, raccogliendo nel mio secreto il dolore de’ lamentevoli casi d’un racconto di sciagura narratomi da sí amabile sconsolata! Vedrò le sue lagrime; né potrò inaridire la fonte di quelle lagrime! Le rasciugherò se non altro (dolcissimo ufficio per me!) dalle guance della prima e leggiadrissima delle donne, e, tenendo il mio fazzoletto, mi starò per tutta la sera seduto silenzioso al suo fianco. — Desiderio innocente; pur nondimeno io lo rinfacciai immantinente, e con amarissime e rimordenti parole, al mio cuore.

So d’aver detto a’ lettori ch’io, per grazia singolare del cielo, vivo quasi dí e notte misero servo d’Amore. Or, poiché, mentr’io voltava improvviso una cantonata, la mia ultima fiamma dal vedere al non vedere si spense d’un soffio di gelosia, la raccesi, e correa già il terzo mese, alla candida face d’Elisa, giurando che arderebbe per tutto il mio viaggio. Ma perché dirò timidamente la verità? Giurai fedeltà eterna: però tutti gli affetti miei erano di ragione d’Elisa, e, dividendoli, io gl’indeboliva; cimentandoli, io li mettea a repentaglio: al cimento sta sempre allato la perdita. — E che potresti piú, Yorick! che