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lungo la francia e l'italia 53


mai potresti rispondere a un cuore tutto pieno di lealtà e di fiducia, sí generoso e sí candido, e incapace perfino di rinfacciarti?

— No; non andrò a Brusselle — diss’io interrompendomi: ma questo era poco alla mia fantasia, e mi ricordava le occhiate d’Elisa nel frangente della nostra separazione, quando nessuno de’ due aveva cuore di dire addio. Io contemplava il ritratto che le mani d’Elisa appendevano con un nastro nero al mio collo, e contemplandolo io arrossiva: avrei data l’anima per poterlo baciare; ma io arrossiva. — E questo tenero fiore — dissi, chiudendolo fra le mie mani — sarà calpestato fino alla sua radice, e calpestato, Yorick, da te! da te, che hai promesso di proteggerlo nel tuo seno?

— Eterna fonte di felicità! — dissi inginocchiandomi a terra; — siimi tu testimonio, e teco mi sia testimonio ogni spirito casto che tu disseti e consoli: non andrò a Brusselle, se Elisa non m’accompagna; no, quand’anche per quella strada s’arrivasse ne’ cieli. —

Il cuore, ne’ suoi trasporti, vuole sempre, a dispetto della ragione, dir troppo.

XXIX

AMIENS

LA LETTERA

La fortuna non arrideva a La Fleur; e non solo gli si mostrò poco amica nelle sue imprese cavalleresche1 ma da ch’ei s’arrolò mio scudiere, ed erano ornai ventiquattr’ore, gli fu avarissima di occasioni da poter segnalare il suo zelo. L’anima sua spasimava già d’impazienza, quando capitò la lettera di madame de L***. E La Fleur, afferrando questo primo praticabile incontro, invitò il servo in un salotto della locanda, e

  1. Come nella lotta del ronzino per l’asino morto [F.].