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Pagina:Foscolo - La chioma di Berenice, 1803.djvu/162

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Indi a Tethy canuta mi rimeni,
(E con tua pace, o Vergine Raunusia,
90Il pur dirò: non per temenza fia
Che il ver mi taccia, e non dispieghi intero
Lo secreto del cor; nè se le stelle
Mi strazin tutte con amari motti)
Non di tanto vo lieta ch’io non gema
95D’esser lontana dalla donna mia
Lontana sempre! Allor quando con ella
Vergini fummo, io d’ogni unguento intatta,
Assai tesoro mi bevea di mirra.
     O voi, cui teda nuzïal congiunge
100Nel sospirato dì, nè la discinta
Veste conceda mai nude le mamme,
Né agli unanimi sposi il caro corpo
Abbandonate, se non versa prima
L’onice a me giocondi libamenti;
105L’onice vostro, voi che desïate
Di casto letto i dritti: ah di colei
Che sé all’impuro adultero commette
Beva le male offerte irrita polve!
Che nullo dono dagli indegni io merco —
110Sia così la concordia, e sia l’amore
Ospite assiduo delle vostre sedi.
     Tu volgendo, regina, al cielo i lumi
Allor che placherai ne’ dì solenni
Venere diva, d’udorati unguenti
115Lei non lasciar digiuna, e tua mi torna
Con liberali doni. A che le stelle
Me riterranno? O! regia chioma io sia
E ad Idrocoo vicin arda Orïone.