Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/15

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avvertenza. v

di acerbe punture tale che apparteneva ad una famiglia il cui nome in questi ultimi anni è divenuto viepiù onorato e sacro all’Italia, stimiamo di consultare alle intenzioni del Poeta cittadino, sacrificando ai meriti e alle sventure de’ presenti il biasimo degli errori de’ trapassati.

Resta che favelliamo delle Traduzioni. Quella dell’Epistola di Catullo ad Ortalo, quella della Elegia sulla chioma di Berenice, di tre Epigrammi di Callimaco, di uno del Pontano, d’un’Ode di Anacreonte, d’una di Saffo, d’uno Scherzo del Meli e d’un frammento di Lucrezio, sono versioni o imitazioni già abbastanza note, eccetto l’ultima che è pubblicata ora per la prima volta. Quindi, senza più, vanghiamo a toccare brevemente della versione d’Omero.

Ci gode l’animo di poter dare all’Italia circa un terzo della traduzione foscoliana dell’Iliade, vale a dire i tre primi libri interi, il quarto, il quinto e il sesto con poche lacune, e del settimo quanto esporremo meglio più sotto. Abbiamo riputato pregio dell’opera premettere a questo rilevante saggio una bella lettera didascalica dell’Autore al Fabro, intitolata — D’Omero, del vero modo di tradurlo e di poetare, la quale sembra che egli avesse dettato perchè servisse come di prefazione al volgarizzamento del libro secondo, ma che pei generici precetti i quali contiene, può opportunamente servire di avvertenza generale; e questa è inedita. Ad essa abbiamo fatto succedere il noto scritto intitolato — Considerazioni sulla traduzione del cenno di Giove. Del primo libro abbiamo adottato la seconda versione già stampata nell’Antologia, omettendo la prima come rifiutata dall’Autore. Quella del libro secondo, preceduta da una preziosa dissertazioncella sul Catalogo delle navi, è affatto inedita; e tanto la prosa quanto i versi, nonchè la sovraccennata lettera al Fabro, sono stati rapiti al caos dei manoscritti labronici dalle solerti cure e dalle fatiche del nostro caro ed egregio amico signor Enrico Mayer. La traduzione del terzo libro non è già quella che fu pubblicata nell’Antologia,