Pagina:Foscolo - Poesie,1856.djvu/16

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vi avvertenza.

ma un’altra rifatta su quella, e che ricopiata di mano del signor Golla, ultimo amanuense del Foscolo, con non poche correzioni dell’Autore, da questo era stata destinata in dono a qualche suo amico d’Italia, forse al marchese Gino Capponi. Egualmente molti squarci dei tre libri seguenti sono stati da noi stampati sulle copie del Golla, ed altre sugli stessi autografi, dai quali è stato raccolto tutto ciò che diamo del settimo libro. Nè già questo è tutto quello che di tal libro rimane: anzi e di esso e di alcuni de’ seguenti, crediamo che esista la traduzione se non per l’intiero, almeno per buona parte, ma crediamo altresi che a trarnela degnamente occorra la pazienza e l’opera di qualche anno. Quindi noi, incalzati dal dovere di non differire più a lungo la presente pubblicazione, essendoci per avventura abbattuti a trovare nel libro settimo la versione di quello squarcio in cui Omero descrive i funerali de’ Greci e de’ Trojani ricopiata dal Foscolo con insolita cura e nitidezza calligrafica, siamo stati indotti dal cuore ad ivi arrestarci; e quasi ci è parso che lo spirito d’Ugo ci ammonisse di cogliere questo novello punto di coerenza nella vita letteraria di lui, affinchè quel Poeta, che aveva cominciato a levar gran fama di sè col carme de’ Sepolcri, terminasse con versi mestissimi rappresentanti il pietoso spettacolo, dipinto già dal maggior figlio della materna sua terra, di due genti nemiche, le quali, sospesi gli odj, si mescolano inermi per pagare gli estremi ufficj ai loro morti.

E noi non potremmo terminare altrimenti queste povere nostre parole in tal giorno

25 Febbraio 1856.

F. S. Orlandini.